Il participio congiunto aggiunge una circostanza secondaria alla reggente, dando vita ad una proposizione subordinata implicita. E’ detto congiunto perchè si congiunge e concorda con un termine della reggente. Non è mai preceduto dall’articolo.

In italiano si traduce con un gerundio, un participio, una proposizione subordinata esplicita o una proposizione relativa.

Il participio congiunto può avere i seguenti valori:

  • valore temporale (“quando, mentre, dopo che”): spesso è preceduto da ἅμα “insieme”, εὐθύς, αὐτίκα “non appena”, μεταξύ “intanto che, nel frattempo che”;
  • valore causale (“poichè, perchè, giacchè”): è preceduto da ἅτε, οἷον, οἷα quando il participio congiunto indica una causa ritenuta obiettiva dallo scrittore; è preceduto da ὡς quando il participio congiunto indica una causa soggettiva che lo scrittore attribuisce ad altri;
  • valore concessivo (“sebbene, benchè”): talvolta è preceduto da καίπερ, καίτοι, καί … περ;
  • valore finale (“affinchè, per, a”): preceduto da ὡς ha valore soggettivo;
  • valore condizionale (“se, qualora”): costituisce la protasi di un periodo ipotetico;
  • valore dichiarativo: indica un dato di fatto reale;
  • valore modale-strumentale.

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