TraduzioniCategoria: LatinoSvetonio – De vita Caesarum – Claudius – IV
Rina ha chiesto 7 anni fa

“Collocutus sum cum Tiberio, ut mandasti, mea Livia, quid nepoti tuo Tiberio faciendum esset ludis Martialibus. Consentit autem uterque nostrum, semel nobis esse statuendum, quod consilium in illo sequamur. Nam si est artius, ut ita dicam, holocleros, quid est quod dubitemus, quin per eosdem articulos et gradus producendus sit, per quos frater eius productus sit? Sin autem ἠλαττῶσθαι sentimus eum et βεβλάφθαι καὶ εἰς τῆν τοῦ σώματος καὶ εἰς τὴν τῆς ψυχῆς ἀρτιότητα, praebenda materia deridendi et illum et nos non est hominibus τὰ τοιαῦτα σκώπτειν καὶ μυκτηρίζειν εἰωθόσιν. Nam semper aestuabimus, si de singulis articulis temporum deliberabimus, μὴ προυποκειμένου ἡμῖν posse arbitremur eum gerere honores necne. In praesentia tamen quibus de rebus consulis, curare eum ludis Martialibus triclinium sacerdotum non displicet nobis, si est passurus se ab Silvani filio homine sibi affini admoneri, ne quid faciat quod conspici et derideri possit. Spectare eum circenses ex pulvinari non placet nobis; expositus enim in fronte prima spectaculorum conspicietur. In Albanum montem ire eum non placet nobis aut esse Romae Latinarum diebus. Cur enim non praeficitur urbi, si potest sequi fratrem suum in montem? Habes nostras, mea Livia, sententias, quibus placet semel de tota re aliquid constitui, ne semper inter spem et metum fluctuemur. Licebit autem, si voles, Antoniae quoque nostrae des hanc partem epistulae huius legendam.” Rursus alteris litteris: “Tiberium adulescentem ego vero, dum to aberis, cotidie invitabo ad cenam, ne solus cenet cum suo Sulpicio et Athenodoro. Qui vellem diligentius et minus μετεώρως deligeret sibi aliquem, cuius motum et habitum et incessum imitaretur. Misellus ἀτυχεῖ nam ἐν τοῖς σπουδαίοις, ubi non aberravit eius animus, satis apparet ἡ τῆς ψυχῆς ἀυτοῦ εὐγένεια”. Item tertiis litteris: “Tiberium nepotem tuum placere mihi declamantern potuisse, peream nisi, mea Livia, admiror. Nam qui tam ἀσαφῶς loquatur, qui possit cum declamat σαφῶς dicere quae dicenda sunt, non video.” Nec dubium est, quid post haec Augustus constituerit, et reliquerit eum nullo praeter auguralis sacerdotii honore impertitum ac ne heredem quidem nisi inter tertios ac paene extraneos e parte sexta nuncuparet, legato quoque non amplius quam octingentorum sestertiorum prosecutus.

Svetonio – De vita Caesarum – Claudius – IV
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Rina ha risposto 7 anni fa

“Ho parlato con Tiberio, come raccomandasti, o mia Livia, su cosa bisogna fare con tuo nipote Tiberio durante i Ludi di Marte. Ognuno di noi due ha convenuto poi che una volta per tutte dobbiamo decidere quale proposito seguire su di lui. Infatti se è strettamente, per così dire, integro cosa c’è di cui dubitare, perché non dovremmo promuoverlo attraverso gli stessi punti e gradi, per i quali suo fratello fu promosso? Se invece pensiamo che gli manchi qualcosa e sia menomato sia nell’integrità del corpo che dell’animo, non dobbiamo offrire agli uomini, quelli che sono soliti beffeggiare e schernire, un pretesto per deridere sia quello che noi. Dunque saremo sempre indecisi se dovremo decidere circa singoli momenti così decisivi, senza presupporre da parte nostra se riteniamo o meno che egli possa ricoprire delle cariche. Tuttavia, al momento, circa le cose che tu domandi, non ci dispiace che egli onori durante i Ludi di Marte il triclinio dei sacerdoti, se ha intenzione di lasciare che sia consigliato dal figlio di Silvano, suo stesso parente, affinché non faccia qualcosa che possa attirare attenzione ed essere schernito. Non ci pare conveniente che egli assista ai giochi circensi dal palco imperiale; infatti esposto in prima fila attirerà gli sguardi degli spettatori. Non ci pare opportuno che egli vada sul monte Albano o che stia a Roma durante le Ferie Latine. Perché infatti non dovrebbe essere messo a capo della città, se potesse seguire suo fratello sul monte? O mia Livia, considero le nostre opinioni con le quali una volta per tutte si decida che sia fissato un punto fermo riguardo tutta la questione, per non vacillare sempre tra la speranza e il timore. Inoltre, se vuoi, sarà permesso che tu conceda anche alla nostra Antonia di leggere questa parte di tale lettera”. Ancora in un’altra lettera: “Mentre tu sarai assente, io certamente inviterò a cena ogni giorno il giovane Tiberio, affinché non ceni da solo con il suo Sulpicio e Atenodoro. Vorrei che si scegliesse più attentamente e in maniera meno titubante qualcuno di cui sia imitato il movimento e l’atteggiamento e il portamento. Il poveretto è sfortunato: nelle cose serie infatti, quando la sua mente non è distratta, si rivela abbastanza la nobiltà del suo stesso animo”. Allo stesso modo in una terza lettera: “ O mia Livia, che possa io morire se non mi meraviglio che mi sia potuto piacere tuo nipote Tiberio mentre declamava. Infatti chi parla in maniera tanto oscura, non vedo in che modo possa, quando declama, esprimere chiaramente le cose che bisogna dire”. Non c’è dubbio su cosa Augusto dopo queste cose abbia deciso, cioè di lasciarlo in disparte senza alcuno incarico tranne quello di sacerdote augurale e di non nominarlo neppure erede se non tra i terzi e quasi estranei per una sesta parte, ricevendo  anche un lascito non più grande di ottocentomila sesterzi.

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