TraduzioniCategoria: LatinoSvetonio -De vita Caesarum – Claudius – IX
Valentina ha chiesto 7 anni fa

Sed ne discriminibus quidem caruit. Primum in ipso consulatu, quod Neronis et Drusi fratrum Caesaris statuas segnius locandas ponendasque curasset, paene honore summotus est; deinde extraneo vel etiam domesticorum aliquo deferente assidue varieque inquietatus. Cum vero detecta esset Lepidi et Gaetulici coniuratio, missus in Germaniam inter legatos ad gratulandum etiam vitae periculum adiit, indignante ac fremente Gaio patruum potissimum ad se missum quasi ad puerum regendum, adeo ut non defuerint, qui traderent praecipitatum quoque in flumen, sic ut vestitus advenerat. Atque ex eo numquam non in senatu novissimus consularium sententiam dixit, ignominiae causa post omnis interrogatus. Etiam cognitio falsi testamenti recepta est, in quo et ipse signaverat. Postremo sestertium octogies pro introitu novi sacerdotii coactus impendere, ad eas rei familiaris angustias decidit, ut cum obligatam aerario fidem liberare non posset, in vacuum lege praediatoria venalis pependerit sub edicto praefectorum.

Svetonio -De vita Caesarum – Claudius – IX
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Rina ha risposto 7 anni fa

Ma certamente non fu esente dai rischi. Innanzitutto, durante il suo stesso consolato fu quasi rimosso dalla carica perché si era occupato di collocare e innalzare le statue di Nerone e Druso, fratelli del principe, con troppa lentezza; in seguito fu continuamente tormentato da accuse varie (mosse) dal qualche estraneo o anche da qualcuno tra i parenti. Quando poi fu scoperta la congiura di Lepido e di Getulico, mandato in Germania insieme ai legati per congratularsi, incorse nel pericolo di vita, dal momento che Caio si indignò e si infuriò che gli avessero mandato in primo luogo lo zio, quasi come per un bambino da tutelare; del resto, non mancarono coloro i quali raccontarono che fu gettato anche nel fiume, vestito così come era arrivato. E, dal quel momento, non espresse mai il suo parere in Senato, se non per ultimo tra i consolari, interpellato dopo tutti come segno di disonore. Fu anche discussa una causa per un falso testamento, che lui stesso aveva firmato. Infine, costretto a sborsare otto milioni di sesterzi per l’ammissione in un nuovo collegio sacerdotale, cadde in tali ristrettezze patrimoniali che, non potendo pagare i debiti all’erario, i suoi beni furono messi all’asta per decreto prefettizio, secondo la legge di confisca.    

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