TraduzioniCategoria: LatinoSvetonio – De vita Caesarum – Claudius – I
Rina ha chiesto 7 anni fa

Patrem Claudi Caesaris Drusum, olim Decimum mox Neronem praenomine, Livia, cum Augusto gravida nupsisset, intra mensem tertium peperit, fuitque suspicio ex vitrico per adulterii consuetudinem procreatum. Statim certe vulgatus est versus:

Τοῖς εὐτυχοῦσι καὶ τρὶμηνα παιδία.

Is Drusus in quaesturae praeturaeque honore dux Raetici, deinde Germanici belli Oceanum septemtrionalem primus Romanorum ducum navigavit transque Rhenum fossas navi et immensi operis effecit, quae nunc adhuc Drusinae vocantur. Hostem etiam frequenter caesum ac penitus in intimas solitudines actum non prius destitit insequi, quam species barbarae mulieris humana amplior victorem tendere ultra sermone Latino prohibuisset. Quas ob res ovandi ius et triumphalia ornamenta percepit; ac post praeturam confestim inito consulatu atque expeditione repetita supremum diem morbo obiit in aestivis castris, quae ex eo Scelerata sunt appellata. Corpus eius per municipiorum coloniarumque primores, suscipientibus obviis scribarum decuriis, ad urbem devectum sepultumque est in campo Martio. Ceterum exercitus honorarium ei tumulum excitavit, circa quem deinceps stato die quotannis miles decurreret Galliarumque civitates publice supplicarent. Praeterea senatus inter alia complura marmoreum arcum cum tropaeis via Appia decrevit et Germanici cognomen ipsi posterisque eius. Fuisse autem creditur non minus gloriosi quam civilis animi; nam ex hoste super victorias opima quoque spolia captasse summoque saepius discrimine duces Germanorum tota acie insectatus; nec dissimulasse umquam pristinum se rei p. statum, quandoque posset, restituturum. Unde existimo nonnullos tradere ausos, suspectum eum Augusto revocatumque ex provincia et quia cunctaretur, interceptum veneno. Quod equidem magis ne praetermitterem rettuli, quam quia verum aut veri simile putem, cum Augustus tanto opere et vivum dilexerit, ut coheredem semper filiis instituerit, sicut quondam in senatu professus est, et defunctum ita pro contione laudaverit, ut deos precatus sit, “similes ei Caesares suos facerent sibique tam honestum quandoque exitum darent quam illi dedissent”. Nec contentus elogium tumulo eius versibus a se compositis insculpsisse, etiam vitae memoriam prosa oratione composuit. Ex Antonia minore complures quidem liberos tulit, verum tres omnino reliquit: Germanicum, Livillam, Claudium.

Svetonio – De vita Caesarum – Claudius – I
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Rina ha risposto 7 anni fa

Poichè Livia si sposò con Augusto già incinta, partorì entro tre mesi Druso, padre di Claudio Cesare, un tempo con il prenome di Decimo poi di Nerone, e ci fu il sospetto che fosse stato generato dal patrigno attraverso un rapporto adulterino. Certamente subito si diffuse il detto:
ai fortunati anche i figli in tre mesi.
Questo Druso durante la magistratura della questura e della pretura, comandante della guerra retica, poi di quella germanica, per primo tra i duci romani navigò attraverso l’Oceano settentrionale e fece realizzare oltre il Reno dei canali di buona e immensa fattura, che ancora oggi sono chiamati Drusini. Inoltre sconfitto il nemico più di una volta e spintolo all’interno verso luoghi isolati, smise di inseguirlo non prima che una specie di donna barbara più grande nelle dimensioni non gli proibì, in lingua latina, di spingersi oltre come vincitore. Per queste cose conseguì il privilegio dell’ovazione e gli onori trionfali; e dopo la pretura, dopo aver intrapreso subito il consolato e aver ripreso la spedizione, morì di malattia negli accampamenti estivi, che da lui furono chiamati “Scellerati”. Il suo corpo fu trasferito a Roma grazie ai maggiorenti dei municipi e delle colonie, assumendosi (l’incarico del trasferimento) le decurie degli scribi venute incontro, e fu sepolto nel Campo Marzio. Del resto l’esercito gli innalzò un tumulo onorario, intorno al quale ogni anno i soldati uno dopo l’altro in un giorno stabilito avrebbero sfilato e le città della Gallia avrebbero rivolto suppliche pubblicamente. Inoltre, il senato, tra numerose altre cose, decretò un arco marmoreo con trofei sulla via Appia e (decretò) il cognome di Germanico a lui stesso e ai suoi posteri. D’altronde si crede che (Druso) avesse un animo non meno glorioso che degno di un buon cittadino; dal nemico oltre alle vittorie, (si ritiene che) prese anche le spoglie opime, inseguendo con grande rischio alquanto spesso i comandanti dei Germanici per tutto l’accampamento; e (si crede che) che non abbia mai dissimulato che, appena avesse potuto, egli avrebbe restituito le istituzioni pubbliche allo Stato. Quindi ritengo che alcuni abbiano osato tramandare che egli fu sospettato da Augusto e richiamato dalla provincia e, poiché indugiava, ucciso con il veleno. In quanto a me ho riportato ciò più per non omettere (nulla), piuttosto perché io la ritenga vera o verosimile, dal momento che Augusto lo amò così tanto da vivo da istituirlo sempre coerede con i figli, come un tempo dichiarò in senato, e da morto lo lodò in un discorso così da pregare gli dei che rendessero i suoi Cesari simile a lui e quando fosse giunta la fine che la concedessero a lui stesso tanto decorosa quanto quella (di Druso). E non contento di aver fatto scolpire un elogio sul suo tumulo con versi composti da lui stesso, compose anche attraverso un discorso in prosa una narrazione della vita (di Druso). Da Antonia Minore ebbe certamente molti figli, ma ne restarono solamente tre: Germanico, Livilla, Claudio.

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