TraduzioniCategoria: LatinoSvetonio – De vita Caesarum – Divus Iulius – XIV
Rina ha chiesto 7 anni fa

Praetor creatus, detecta coniuratione Catilinae senatuque universo in socios facinoris ultimam statuente poenam, solus municipatim dividendos custodiendosque publicatis bonis censuit. Quin et tantum metum iniecit asperiora suadentibus, identidem ostentans quanta eos in posterum a plebe Romana maneret invidia, ut Decimum Silanum consulem designatum non piguerit sententiam suam, quia mutare turpe erat, interpretatione lenire, velut gravius atque ipse sensisset exceptam. Obtinuisset adeo transductis iam ad se pluribus et in his Cicerone consulis fratre, nisi labantem ordinem confirmasset M. Catonis oratio. Ac ne sic quidem impedire rem destitit, quoad manus equitum Romanorum, quae armata praesidii causa circumstabat, inmoderatius perseveranti necem comminata est, etiam strictos gladios usque eo intentans, ut sedentem una proximi deseruerint, vix pauci complexu togaque obiecta protexerint. Tunc plane deterritus non modo cessit, sed et in reliquum anni tempus curia abstinuit.

Svetonio – De vita Caesarum – Divus Iulius – XIV
1 Risposte
Rina ha risposto 7 anni fa

Eletto pretore, essendo stata scoperta la congiura di Catilina e decretando tutto il senato la massima pena contro i complici del crimine, egli solo propose, confiscati i (loro) beni, di distribuirli e custodirli in diversi municipi. Anzi suscitò tanto timore in coloro che avevano propugnato pene più aspre, dichiarando ripetutamente quanto odio per l’avvenire fosse loro destinato da parte della plebe romana, che Decimo Silano non si vergognò di mitigare con una spiegazione il suo giudizio, poiché era turpe cambiarlo, come se percepito più gravemente di quanto egli stesso avesse espresso. Del resto, essendo ormai passati parecchi dalla sua parte, tra cui anche il fratello del console Cicerone, avrebbe conseguito (lo scopo) se il discorso di M. Catone non avesse incoraggiato il senato esitante. E neppure così rinunciò a ostacolare la decisione, finché un manipolo di cavalieri romani, che armato stava attorno per difesa, poiché (egli) perseverava più smisuratamente, lo minacciò di morte, persino rivolgendogli contro le spade sguainate, a tal punto che i più vicini avevano abbandonato lui che sedeva insieme (a loro); soltanto pochi lo avevano protetto con l’abbraccio e con la toga posta innanzi. Allora, chiaramente spaventato, non solo rinunciò, ma anche per il restante periodo dell’anno restò lontano dalla curia.

Risposta perSvetonio – De vita Caesarum – Divus Iulius – XIV