Fedro è noto per la scrittura di favole. Sono state tramandate dai manoscritti poco più di 90 favole, divise in 5 libri; ogni libro è aperto da un prologo e concluso da un epilogo. Sono considerate autentiche anche le 32 favole raccolte nella cosiddetta Appendix Perottina, dal nome dell’umanista e filologo Niccolò Perotti.

Tutte le favole sono scritte in senari giambici, il verso più utilizzato nella palliata.

La tradizione della favola non era particolarmente diffusa a Roma, ma Fedro ebbe il merito di renderla autonoma e indipendente rispetto agli altri generi letterari.
Il suo modello principale fu Esopo, autore di favole greche, vissuto nel VI secolo a.C. E proprio i racconti esopici sono alla base dell’opera di Fedro, che di fatto non inventa quasi nulla da un punto di vista narrativo.

Notevole rilievo fu attribuita alla morale, perennemente presente nelle favole di Fedro e in alcuni casi alquanto forzata. Da queste morali traspare una certa partecipazione dello scrittore a problematiche propriamente sociali, dando voce alle classi degli emarginati e condividendone il punto di vista.

Il più delle volte i protagonisti delle storie sono animali (lupo, agnello, volpe, etc.) che incarnano, come delle maschere teatrali, vizi e virtù degli uomini, impersonando caratteri e modi di fare. Non mancano riferimenti alla realtà contemporanea, con accenti satirici e risvolti divertenti.

Fedro non ebbe particolare fortuna nell’epoca in cui visse. Solo dal XV secolo con la riscoperta dei suoi testi ebbe un più largo seguito, soprattutto in ambito scolastico.

Fedro – Favole
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