Ambrogio, di famiglia senatoria, nacque a Treviri intorno al 340 d.C., mentre il padre ricopriva la carica di prefetto del pretorio per la Gallia. Completò gli studi a Roma per poi intraprendere la carriera pubblica; nel 370, infatti, l’imperatore Valeriano I lo inviò a Milano come consularis Liguriae et Aemiliae, cioè amministratore delle province della Liguria e dell’Emilia.
Nel 374, alla morte del vescovo ariano Aussenzio, fu acclamato vescovo dalla folla, avendo svolto fino al quel momento un ruolo di mediatore tra gli ariani e gli ortodossi, in contrasto per la successione alla cattedra vescovile.
Durante la carica di vescovo, Ambrogio si fece apprezzare per il suo rigore e la sua tenacia, riuscendo a limitare lo stesso potere dell’imperatore e ad esprimere giudizi sul suo operato; emblematica fu la scomunica che Ambrogio lanciò a Teodosio, resosi compevole di una strage a Tessalonica.
Ebbe un ruolo importante anche nella conversione di Agostino, battezzandolo nel 387.
Morì nel 397.